Dimissionisi immoi
Consiglio Regionale del 27 Luglio 2010
Mozione di sfiducia al Presidente della Regione
Per le vicende giudiziarie sull’influenza di gruppi di potere affaristici sulla politica regionale
Intervento Claudia Zuncheddu
Collega Campus, che ha preceduto il mio intervento, il tema del dibattito è sinceramente imbarazzante e nessuno delle opposizioni l’avrebbe voluto. Così come crea imbarazzo ricordare quando un anno fa, il Presidente Cappellacci in una telefonata con un amico “de sa cricca” disse che “il problema della Sardegna erano i sardi”, noi Rossomori dicemmo che affidare le sorti della Sardegna a Cappellacci era come “affidare il pollaio alle volpi” e chiedemmo le sue scuse pubbliche ai sardi.
Il disprezzo espresso in quelle parole intercettate, Presidente, non è solamente il disprezzo per un popolo che sarebbe la causa dei “reali mali” della Sardegna, ma è il “disprezzo organizzato” contro la capacità della Nazione sarda a determinare in maniera autonoma il proprio futuro. Lei, Presidente, non è solo a pensarla in questo modo. Lei di fatto è la testa di un iceberg sostenuto da forze politiche italiane di CD appoggiate da “truppe coloniali”, e come apprendiamo dalla stampa, in relazione subalterna a faccendieri e finanzieri chiacchierati. Tutto ciò è funzionale al “dominio di sfruttamento coloniale” delle risorse umane e materiali della Nazione sarda.
L’unica cosa a cui ambiscono queste forze politiche sono poteri personali o di lobby, che con presunte differenze politiche, con cui a fatica cercano di distinguersi, puntano solamente ad alzare il prezzo del proprio servilismo a un sistema di dominio.
Non è un caso che le sue “truppe”, caro presidente, in “odor di rimpasto di Giunta” stiano alzando il prezzo della loro preziosa collaborazione.
Riconoscerà, che ci sono interessi tra le forze politiche che la sostengono, che per poter meglio continuare il proprio dominio, le sollecitano una Giunta c.d. “politica”, come se la sua non fosse già. Una Giunta che noi abbiamo pesato dalle sue azioni politiche. Lei saprà sicuramente, in domu sua, che cosa ha generato questa accelerazione e quali poteri e appetiti politici ci siano dietro.
Noi Rossomori, non possiamo non denunciare il disastro economico, culturale e sociale che gli atti politici della sua Giunta hanno contribuito a generare all’interno del corpo sociale del nostro popolo, agevolando il processo di disgregazione e di impoverimento già disegnato dalle logiche di speculazione della globalizzazione mondiale.
Non intendo ricordare, per l’ennesima volta, le promesse elettorali de su meri de Arcore, Berlusconi, che le hanno permesso attraverso operazioni di trasformismo mediatico e di manipolazione della realtà, di cavalcare la disperazione di un popolo piegato dal sopruso e dalla negazione del diritto al lavoro.
Non voglio citare la lunga lista delle vertenze sindacali e delle povertà dei territori della nostra Nazione, dietro le quali si vive il dramma delle famiglie che non sanno più di che vivere giornalmente.
E’ di queste ore (giornale radio delle 7.20), la denuncia da parte dei sindacati, della rottura del Patto per il Lavoro e la ripresa economica, firmato da lei e dalla sua Giunta a giugno. I sindacati definiscono la sua azione politica “distratta”, evidenziando che ormai la disoccupazione ha toccato la soglia del 16%, e che oltre 350.000 sardi sopravvivono al di sotto della soglia della povertà, e che 100.000 sono i precari nel lavoro; E che le stesse correzioni al bilancio apportate dalle commissioni competenti sono peggiorative.
Questi sono i dati economici e sociali di una nazione dominata da un nuovo colonialismo.
I sindacati annunciano inevitabilmente un’azione politica forte, un autunno caldo in difesa dei diritti elementari al lavoro, alla sopravvivenza, alla dignità del nostro popolo. Una dignità che a tutt’oggi, pur piegata socialmente e culturalmente continua a resistere.
Ma Presidente, qual è stata la sua dignità istituzionale come massimo rappresentante dell’Assemblea dei sardi?
Nell’affaire dell’eolico e delle energie rinnovabili, abbiamo appreso dalla stampa come lei ha subordinato scelte e cariche dirigenti importanti dell’apparato regionale, ai suggerimenti dei vertici italiani del suo partito, e a quelli di “cricche affaristiche” legate a interessi di finanza sporca e già notoriamente collusa con ambienti criminali.
Lei dichiara alla stampa di essere “…babbeo ma non disonesto – ho sbagliato ma resto al mio posto”.
Dall’”Ordinanza di custodia cautelare” del Tribunale Ordinario di Roma, riguardante Carboni, Lombardi e Martino alcuni de is amigus de sa cricca,emergono relazioni strettissime fra loro e il presidente della RAS, che denunciano un intricato mondo affaristico tendente a mettere le mani sulla “cosa pubblica”, a determinarne in funzione di certi interessi privati le scelte, gli uomini funzionali, arrivando persino a determinare e a condizionare una parte dei vertici della Magistratura.
Quella che la stampa definisce la nuova P3, erede del verminaio golpista della P2, nelle parole dello stesso Presidente Napolitano rappresenta una seria ipoteca sulla democrazia e sulla legalità in tutta Italia.
Presidente, con questo verminaio che sicuramente non ha a cuore gli interessi e le aspettative dei sardi, non si può essere “babbei”. Il ruolo istituzionale che lei ricopre, non può essere offuscato né da ipoteche affaristiche né da cricche d’affari.
Come già le chiesi nel marzo del 2010, Presidente, la invito a prendere atto del fallimento politico, economico e morale suo, della sua Giunta, delle forze politiche italiane di centro destra e delle “truppe coloniali” che la sostengono.
Questa presa d’atto si chiama “dimissioni”.
Al consigliere Artizzu, (che si è appena pronunciato sulla “farsa” delle dimissioni) dico che non bisogna aver paura di “tornare a casa”, anzi, visto che la politica è “gestione del bene della collettività”, deve essere condotta in modo coerente e con spirito di servizio, interpretando un “volere popolare” che impone di operare per il bene e la prosperità del popolo di cui fa parte.
Comunque, interpretando in maniera etica una parte delle idealità, che nel mio caso hanno come punto di riferimento la Nazione Sarda e il processo di emancipazione, di Autodeterminazione, di Sovranità e di Indipendenza.
E’ con questo spirito che la politica diventa “etica” e “stile di vita”.
All’interno di questo discorso etico, è anacronistica la figura del “politico di professione” che vive dai lauti proventi della politica.
Da ciò ribadisco che se torniamo a casa, non c’è da far drammi, ognuno tornerà al proprio lavoro, ammesso che tutti l’abbiano… al contrario della gran parte dei sardi che il lavoro non lo hanno davvero.
E’ la storia di “lavoro negato” da questa classe politica che in 60 anni di c.d. Autonomia tutto ha fatto per creare e accrescere il proprio benessere e non per dare legittima soddisfazione alle esigenze di un popolo e di una Nazione che con grande dignità chiede oggi Lavoro, Istruzione, Diritto a esistere e un futuro migliore per i propri figli.
E’ da ciò caro Presidente che si pone il “problema morale”, che va ben oltre gli avvisi di garanzia, eventuali condanne o assoluzioni.
Il “problema morale” è insito nel ruolo istituzionale di ciascuno di noi, se non fosse che le note giornalistiche e giudiziarie ci dicono che purtroppo non tutti noi lo esprimiamo nella pienezza e nell’autonomia che ci è data.
In questo periodo assistiamo ad una serie di dibattiti e di riflessioni che stanno avvenendo nel mondo politico e sindacale sardo con al centro il tema della c.d. Autonomia, della Sovranità e di un modello di sviluppo finalmente rispettoso della nostra identità e compatibile con le esigenze del territorio.
E’ troppo facile parlare di Autonomia, di Federalismo, di Sovranità come lei Presidente, ha fatto sin dalle sue dichiarazioni programmatiche su cui è nato il suo governo, e poi nei fatti decreta la negazione e distruzione delle legittime esigenze del popolo sardo.
In conclusione, noi non possiamo permettere che la “criminalità organizzata” in forte espansione, come denunciano le 60 pagine, che vi consiglio di leggere, dell’ ”Ordinanza di custodia cautelare” del Tribunale Ordinario di Roma nei confronti di Carboni, Lombardi, Martino (solo alcuni de sa cricca) e in cui è ricorrente il nome del nostro Presidente, possa sostituirsi all’Istituzione Regionale o possa comunque influenzarla. Non possiamo accettare che la corruzione divenga stile di vita.
Lei Presidente concorderà sicuramente e saprà rassegnare le sue dimissioni consentendo al Popolo Sovrano di tornare a decidere liberamente del proprio futuro.
Cagliari, 27 Luglio 2010
Claudia Zuncheddu
Consigliera regionale Rossomori
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