Il perchè della mia candidatura
- La “questione sarda” a distanza di 60 anni di autonomia è ancora irrisolta e condanna la nostra terra ad uno stato coloniale.
Il modello di sviluppo industriale imposto, deve garantire occupazione per essere poi trasformato, così come il tipo di turismo in Sardegna, tra “residence” e “seconde case”, consuma il territorio irrimediabilmente riservando ai sardi solo posti di “camerieri”.
La Legge salva coste e i provvedimenti urbanistici promossi da Soru hanno frenato questo tipo di sviluppo selvaggio e preservando le coste e l’ambiente interno che fanno parte della nostra ricchezza e del nostro modo di essere sardi.
- La chiusura della Base USA a La Maddalena, la restituzione ai Comuni e alla Regione di beni demaniali occupati da servitù militari, esistenti anche all’interno delle città, sono azioni concrete portate avanti dalla Giunta Soru, che deve continuare in una politica di smilitarizzazione, bonifica e restituzione alle comunità.
La Sardegna deve realmente diventare una terra di pace, di libertà , di prosperità e ponte fra le culture del Nord e del Sud del Mediterraneo.
- Una nuova politica sostenibile del lavoro, che garantisca occupazione reale, può essere attuata a partire dalla tutela e valorizzazione dell’ambiente e delle sue compatibilità.
L’ambiente come bene comune e identitario non può essere venduto in cambio di pochi posti di “lavoro precario”.
Senza una giustizia sociale che garantisca a tutti il rispetto del diritto al lavoro non è possibile nessun tipo di sviluppo e di emancipazione per i sardi.
- Sulla politica energetica, conseguentemente ad uno sviluppo ecocompatibile sono da valorizzare e sviluppare tutti i tipi di “energie pulite” come il solare, il fotovoltaico, l’eolico, evitando che i monopoli “strangius” creino situazioni di servitù.
- Le risorse dell’ambiente: pastorizia e agricoltura, sono elementi centrali di una nuova politica di sviluppo e come tale vanno sostenute ed incoraggiate dalle istituzioni di ogni ordine e grado.
- La valorizzazione della lingua, come patrimonio identitario da insegnare obbligatoriamente nelle scuole e nelle università, con l’istituzione delle cattedre di lingua sarda, è alla base della nostra identità nazionale.
Il bilinguismo deve essere concretamente attuato in tutte le amministrazioni pubbliche ed essere patrimonio comune di tutti i sardi.
La conoscenza delle lingue estere come elemento di comunicazione con il resto del mondo deve diventare anch’essa patrimonio comune di tutti i sardi per la propria emancipazione ed affermazione.
- Le intelligenze dei giovani sardi, intese come forze intellettuali per un nuovo modello di sviluppo compatibile, non possono e non devono più “emigrare forzatamente” per realizzare i loro progetti all’estero. Semmai dalla Sardegna devono collaborare e integrarsi con l’”estero” per essere anch’essi motore di sviluppo mondiale, in un’ottica di collaborazione e di pace.
Questi temi in questi anni sono stati portati avanti dalle politiche promosse dal Governo di Renato Soru. C’è da fare ancora tanto, non è che l’inizio… la lotta continua.
I valori del sardismo, dell’identità, della consapevolezza di popolo che porta avanti un processo di autodeterminazione e di indipendenza non possono prescindere da tutto ciò.
Claudia Zuncheddu
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