ondata di “suicidi di Stato” in Sardegna
E’ di ieri il suicidio di tre sardi, imprenditori e operai che si tolgono la vita perché non riescono a portare avanti le proprie attività economiche e a garantire una vita accettabile e dignitosa alle proprie famiglie.
Ad oggi sono 65 i sardi vittime del “suicidio di Stato”, grazie all’imposizione fiscale dello Stato italiano, la più alta in Europa, con una tassazione che va ben oltre il 50% del reddito. Tutto ciò in un momento in cui la crisi non permette ai sardi di pagare i tributi esosi a Equitalia e il sistema del credito bancario è precluso alle nostre aziende e alle famiglie. Questo disastro economico e sociale sta distruggendo il tessuto sociale ed economico della nostra Isola.
Lo Stato italiano, cinicamente nel non considerare la Sardegna fra le Regioni in cui è possibile andare in deroga al Patto di stabilità, a differenza della Sicilia e del Piemonte, la condanna inesorabilmente a ulteriore povertà e nuovi suicidi. Le nostre collettività non possono più sostenere questo danno economico e sociale, oltre che la beffa per la vita umana.
Bisogna ricreare solidarietà all’interno del nostro popolo. La Regione Autonoma della Sardegna deve passare dalle parole al vento ai fatti concreti, attivandosi innanzitutto presso tutti gli istituti bancari operanti in Sardegna, per far sì che famiglie e imprese in difficoltà possano usufruire dell’accesso al credito, onde evitare che la nostra economia finisca definitivamente nelle mani dell’usura legata alla criminalità o addirittura istituzionalizzata.
La Regione Sardegna che ha già deliberato, può bloccare la vendita all’asta delle aziende in difficoltà economica e imporre a Equitalia una moratoria pluriennale, per far sì che la nostra economia non sprofondi definitivamente. Il nostro Statuto di Autonomia e le Leggi sul credito lo contemplano e lo permettono, per cui è solo una questione di volontà politica di chi amministra la Sardegna e del Consiglio Regionale.
Auspichiamo che su questi temi, che sono la vita per il nostro popolo, anche nel nuovo Parlamento italiano, i sardi eletti antepongano gli interessi della Sardegna e la tutela della nostra economia, agli interessi di “rapina coloniale” dello Stato italiano delle nostre risorse e della stessa nostra vita.
Claudia Zuncheddu
Consigliere RAS – Sardigna Libera
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