RISPOSTA all’on.le Lapia che minaccia azioni giudiziarie contro il dissenso. Non si compensa così il vuoto dell’azione e della dialettica politica. Salta la fila per una RMN?
Fa piacere che almeno l’on.le Lapia sia riuscita ad accedere nella struttura pubblica per una RMN in tempi rapidi. Un’indagine diagnostica di così difficile accesso da costringere i malati a scegliere se rinunciare al controllo, oppure alla pensione o allo stipendio (se lo hanno) per andare in privato.
Ci vuole fortuna, ma la fortuna non bacia mai le lunghe liste d’attesa né i più fragili. Per loro ci vogliono solo i miracoli.
L’on.le Lapia ha sbandierato ai quattro venti le proprie patologie per giustificare l’accesso alla RM in priorità Urgente. Un errore di stile a mio avviso da evitare. Le richieste con priorità Urgente, normalmente vengono respinte al Cup. I pazienti tornano dal proprio medico per correggere l’Urgenza in priorità Breve (entro 10 giorni), poi in Differita (entro un mese), infine si corregge la richiesta in accesso Programmato e il Cup, se vuole, mette in lista d’attesa tra un anno e persino nel 2023.
Certo, l’Urgenza è divenuta un privilegio e per questo privilegio l’on.le Lapia dice di non aver usato la tessera di parlamentare. Un dettaglio neppure da citare. I privilegi di casta devono essere dimenticati e basta, ancor più per chi come lei, in Parlamento è arrivata grazie ad un movimento che prima della Restaurazione, prometteva grandi rivoluzioni.
Tuttavia i problemi sono altri.
L’on.le Lapia, fa parte di quella maggioranza che governa da due legislature tradendo la promessa del Cambiamento. Chi governa ha il potere di cambiare il destino delle cose, quindi agli on.li si chiedono meno passerelle nei territori e più azioni politiche nelle sedi istituzionali. Azioni che portino risultati concreti ai territori. E’ su questo fronte che gli eletti dal popolo devono agire. Per le campagne elettorali c’è sempre tempo.
Ma l’aspetto dell’attuale “caso Lapia”, che merita di essere evidenziato, va oltre le promesse disattese, le inutili interrogazioni rivolte a se stessi in Parlamento o l’aver goduto del privilegio di una RM in giornata.
Ciò che sconcerta è che una parlamentare eletta dal popolo risponda al malcontento e al dissenso della gente con minacce di denunce. Minacce di azioni giudiziarie come per compensare il vuoto dell’azione e della dialettica politica. Ci vuole autorevolezza e credibilità per confrontarsi con il dissenso e con i fenomeni fisiologici della sofferenza. Non si può passare una legislatura a minacciare di trascinare in Tribunale, ora questo ora quello per lesa maestà.
Non si può certificare in questo modo l’omologazione ai livelli più bassi della classe politica.
Claudia Zuncheddu
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