Arrexonamentu a pizzus de sa “Commissioni Pari Opportunità” de su Comunu de Casteddu
Po andai a innanti depeus castiai agoa.
Quando soffiano le bufere di sabbia nelle piste del deserto ci si disorienta pericolosamente e per la sopravvivenza ci sono regole ferree da rispettare: tornare indietro e mettersi al sicuro in un punto conosciuto per non sbagliare pista e perdersi.
Nella bufera che sta travolgendo il nostro Partito e tutto il sistema politico, noi sardiste sappiamo guardare alle spalle in modo naturale e tornare a su connottu, alle origini della cultura del nostro popolo.
Il ritorno allo “splendore”, alla “civiltà” e ai “valori” della Carta De Logu e del Giudicato di E. d’Arborea, oggi è più che mai attuale in questa fase di pesante regressione della situazione femminile e ci fa capire che l’aspirazione ad una “Democrazia Paritaria” è un segno di grande emancipazione e di ritorno alla nostra storia.
E’ con questi occhi che leggo, inorridita, alcuni fatti riguardanti “certe donne della Commissione Pari Opportunità” del Comune di Cagliari, succubi di una moda idiota che le vuole consumatrici e allo stesso tempo merce di consumo.
Il mio messaggio parte dall’analisi di una delirante locandina “contro l’alcolismo…”, voluta dalla Comm. P.O. di una giunta di Centro-Destra e pagata con i soldi pubblici.
Noi donne libere, sardiste e progressiste, non c’entriamo nulla con questa tragica farsa: noi non riconosciamo queste commissioni addomesticate, gabbie dorate per le donne. Personalmente mi sono già ribellata allo Statuto Comunale che mi imponeva di far parte della Comm. Pari Opp. in quanto donna e come minoranza (nella “spartizione” – “su pratziri”), con il ruolo di vicepresidente.